Basta piangerci addosso! Il settore della stampa è ancora estremamente interessante e le opportunità di business ci sono, basta individuarle e interpretarle correttamente. Certo, bisogna prendere atto che il clima è cambiato e che quindi dobbiamo organizzarci  e trasformarci per vivere in un ambiente che richiede strumenti e modi comportamentali nuovi, un ambiente che senza dubbio è molto diverso da quello di qualche anno fa. Ma un clima diverso non vuol dire la fine di tutto. La parola d’ordine è riorganizzare. Un processo che per molte aziende non deve essere visto come una montagna insormontabile e che, il più delle volte, non richiede uno stravolgimento totale della struttura attuale. Questo è in estrema sintesi e tradotto in parole molto semplici il messaggio lanciato da ARGI, tramite il suo presidente Francesco Crotti, in occasione dell’annuale presentazione dei dati di mercato elaborati sulle vendite di tecnologie delle aziende associate ad ARGI e a AssoIT: macchine e materiali di consumo per tutta la filiera della stampa offset, dalla prestampa alla legatoria e cartotecnica, più le tecnologie di stampa digitale, nella fascia del production printing cioè sistemi in grado di stampare dalle 70ppm in su. Dati, quelli dell’indagine ARGI, che se letti a se stanti paiono estremamente preoccupanti, se invece contestualizzati nelle dinamiche del settore e dell’economia in generale rimangono sì preoccupanti ma si spiegano e aprono degli interessanti spiragli sui trend dei prossimi mesi. Ma lasciamo questi numeri alla fine di questo articolo e vediamo prima come è andato il settore delle aziende grafiche mettendo a confronto i dati dell’Italia con quelli delle nazioni europee a noi più vicine e simili. Dal grafico 1 vediamo che la nostra industria grafica nel periodo 2002 – 2011 tutto sommato non è andata malissimo. Abbiamo fatto meglio di Francia e Inghilterra che sono crollate e peggio della Spagna – che è cresciuta bene perché partiva da un livello molto più basso del nostro – e peggio, naturalmente, della Germania.  Ma se gli stessi dati li scomponiamo come nel grafico 2, vediamo come l’andamento del settore (colonna rossa) sia il risultato di due componenti – l’andamento dell’economia in generale (indipendente dalle capacità degli operatori del settore, in grigio) + l’andamento del settore  (determinato dalle scelte degli imprenditori del settore, in verde). E in questo caso il dato che misura l’efficienza delle aziende italiane è molto vicino a quello tedesco ed è di gran lunga migliore di quelli francese e inglesi (solo gli spagnoli hanno fatto meglio ma per le motivazioni di cui dicevamo prima). Una lettura che rivaluta le capacità di gestione degli imprenditori del nostro settore che, è luogo comune, non sono molto quotate.  Veniamo ora agli investimenti in tecnologie fatti dalle industrie grafiche italiane. Il dato nel grafico 3 è ricavato dai risultati dei soci ARGI + la print production di AssoIT e, visto nella sua crudezza, è molto allarmante: -24,7% rispetto al 2010 che a sua volta aveva segnato un debole +1,5% rispetto al precedente, ma  che marca una perdita è di oltre il 50% rispetto al 2008. Come essere ottimisti? Crotti spiega che il periodo 2008 – 2011 è stato caratterizzato da una serie di concomitanze sfavorevoli che anche in questo caso vanno splittate in due gruppi, quelle esogene, cioè esterne alle dinamiche del settore e quelle endogene, tipiche delle dinamiche del settore. Tra le prime vanno annoverate la forte crisi dell’economia del 2009 che ha portato al rallentamento dei consumi e a un conseguente sbilanciamento della domanda e dell’offerta cui si è poi aggiunta la pesante stretta creditizia; tra le seconde, le turbolenze nelle aziende produttrici e fornitrici di tecnologie (ristrutturazioni, chiusure, alleanze) che certo non hanno favorito gli investimenti e la fine di un ciclo quadriennale di investimenti partito con il 2008, anno di Drupa che si conclude con il 2012, anno di Drupa.    Quindi? Quindi i mesi che abbiamo davanti hanno delle buone credenziali per recuperare appieno la flessione dell’anno scorso e per registrare l’inizio di un nuovo ciclo di investimenti per i quali, dice Crotti, molte aziende grafiche italiane hanno i piani pronti. Una Drupa che potrebbe segnare un giro di boa con una nuova fase di crescita del mercato che potrebbe concretizzarsi tra la seconda metà del 2012 e il primo semestre del 2013 quando, ricordiamolo, si svolgerà a Milano la Grafitalia. Una crescita per tutti? No, questi tempi sono finiti, ribadisce Crotti, il clima è cambiato e le opportunità sapranno coglierle le aziende che si sono ristrutturate, che sapranno fare profitto anche con margini inferiori perché saranno operativamente più flessibili, perché sapranno gestire i flussi di lavoro in modo ottimizzato, perché non avranno costi fissi esagerati, perché avranno un efficiente rapporto con i loro clienti. Temi estremamente interessanti – che già trovano spazio mensilmente sulle pagine del Poligrafico – sui quali ci ripromettiamo di ritornare, per approfondirli, in un’intervista a Francesco Crotti che pubblicheremo sul prossimo numero della nostra rivista. Su questa troverete anche i grafici relativi alla performance del settore cartotecnico che, per la sua caratterizzazione, ha recuperato molto meglio del grafico la crisi del 2009, nonché i dati dei sotto-settori, prestampa, macchine da stampa, lastre, legatoria.